La conservazione si occupa della protezione dell’ambiente e consiste nell’utilizzare tecniche specifiche per preservare il più possibile la natura nelle sue condizioni ottimali.

In questo modo, si cerca di assicurare che quello che vediamo oggi continui ad esistere ancora in futuro.

In questo articolo quindi, vorrei farti capire meglio cosa significa tutto questo, parlandoti della mia esperienza nel campo della conservazione della barriera corallina in Thailandia.

Ma prima, devo farti una breve introduzione dei concetti fondamentali della conservazione.

Innanzitutto devi sapere che la conservazione si applica a tutti gli ambiti, dalla botanica alla zoologia.

Può essere rivolta ad una singola specie (il panda) o ad un intero ecosistema (la foresta pluviale).

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In ogni caso, dal momento che ogni organismo fa parte di un ecosistema, la conservazione della singola specie include sempre anche quella delle altre ad essa correlata.

Se voglio proteggere il panda, devo salvaguardare anche l’eucalipto di cui si nutre e l’area della foresta in cui cresce.

La conservazione ambientale: fondamentale per la salvaguardia delle specie a rischio di estinzione

In base all’area geografica, il soggetto cambia.

Per esempio, in Italia si tutelano i lupi, in Africa i rinoceronti ed in Amazzonia la foresta pluviale.

COME SI FA A SCEGLIERE QUALE SPECIE CONSERVARE?

Sono molti gli aspetti da considerare, ma tre sono i principali:

  • la specie in questione è una specie chiave, perciò fondamentale per l’equilibrio generale dell’ecosistema. Se per esempio si eliminano i grandi predatori, le loro prede aumentano senza controllo. Questo incremento può avere effetti dannosi sia sull’ambiente che sulle attività umane. Molti più individui infatti richiedono maggiori quantità di cibo. Questo si traduce in eccessivo sfruttamento delle risorse naturali e distruzione di campi e coltivazioni. I predatori quindi, sono fondamentali per contenere le popolazioni delle prede e mantenere l’equilibrio con l’ambiente circostante;
  • la specie in questione è endemica. Questo termine si utilizza per definire organismi che vivono solo ed esclusivamente in una specifica area del pianeta. Ne sono un esempio le lumache giganti delle isole di Sao Tomé, nel golfo di Guinea, in Africa. Questi animali sono adattati a vivere in quell’ambiente e la loro scomparsa dalle isole ne comporterebbe l’estinzione. Questa specie è già minacciata, per questo è stato avviato il programma di conservazione “Forest Giants Project”;La conservazione ambientale: fondamentale per la salvaguardia delle specie a rischio di estinzione
  • la specie in questione è ritenuta a rischio di estinzione a causa delle attività umane. In Africa, i rinoceronti e gli elefanti sono strettamente vigilati a causa del bracconaggio che ne sta comportando l’estinzione. Lo stesso discorso vale per gli squali e le balene. L’orso polare invece, è considerato specie a rischio a causa della distruzione del suo ambiente naturale, per effetto dei cambiamenti climatici. A questo proposito, esistono liste di specie in pericolo di estinzione, che vengono costantemente aggiornate.

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COSA SIGNIFICA “FARE CONSERVAZIONE”?

Nella conservazione bisogna tenere in considerazione tre aspetti:

  • scienza. Gli scienziati raccolgono dati, identificano i problemi e cercano soluzioni;
  • politica. La flora e la fauna selvatica sono considerati proprietà dello Stato. Perciò è il governo a dover dare il permesso di lavorare in una determinata area. Oltre a questo, gli organi governativi competenti sono importanti per ottenere sostegno economico e legislativo. Sono in grado di emanare norme mirate alla salvaguardia dell’ambiente. Per esempio, una volta appurato che le creme solari con filtri chimici sono dannose per i coralli, i Governi di Hawaii, Palau e Isole Bonaire ne hanno vietato il loro utilizzo per proteggere la barriera corallina.
  • società. Comunicare e cooperare con le comunità locali che occupano le aree di interesse, è fondamentale. Senza il loro aiuto, il lavoro di conservazione non potrebbe andare avanti.

LA CONSERVAZIONE DELLA BARRIERA CORALLINA

LA MIA ESPERIENZA IN THAILANDIA

Per spiegare meglio e con un esempio concreto cosa significhi tutto quello di cui vi ho parlato, vi racconto la mia esperienza nel campo della conservazione della barriera corallina in Thailandia. Per la precisione mi sono recata sulla piccola isola di Koh Tao (Isola Tartaruga), nella parte nord del Golfo del Siam.

La mia Esperienza sulla Conservazione Marina in Thailandia a Koh Tao

Il tirocinio l’ho svolto presso la New Heaven Dive School. Questo centro immersioni offre sia immersioni ricreative, che la possibilità di partecipare al  New Heaven Reef Conservation Program, un programma di conservazione della barriera corallina locale, che permette di ottenere le certificazioni come Conservation Diver.

Le attività quindi, si svolgono prevalentemente in immersione subacquea e sono monitorate anche dal governo locale, che definisce i periodi dell’anno in cui è possibile manipolare i coralli, o occuparsi dell’allestimento di nurseries per le tartarughe marine.

Tutti i giorni era programmata un’immersione, ogni volta con uno scopo diverso.

La mattina solitamente seguivo le lezioni teoriche, a cui seguiva una lunga immersione.

Lunga perché i coralli si trovano a bassa profondità e perciò, come sa bene ogni subacqueo, il consumo di ossigeno è minore ed il tempo di immersione si allunga. Perfetto direi!

Comunque, scendendo più nel dettaglio, ecco una panoramica delle attività che ho svolto.

CORALLI

Per proteggere la barriera, il primo passo è imparare a riconoscere i coralli.

Come si fa?

Basta contare il numero dei tentacoli dei polipi e guardare la forma del corallite.

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Questo passaggio è fondamentale perché lo scopo della conservazione della barriera è mantenerne intatta la biodiversità.

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Per esempio, coralli del genere Acropora crescono molto più velocemente degli altri generi e tendono a creare distese solo di Acropora.

Conservazione della Barriera Corallina a Koh Tao: distesa di Acropora, immagine scattata da New heaven Reef Conservation Program

Distesa di Acropora, immagine scattata da New heaven Reef Conservation Program

Anche il genere Pocillopora è quasi sempre presente e con densità elevate, perciò tende ad uniformare la barriera.

Inoltre, un problema oggi sempre più diffuso è che ampie porzioni di barriera si stanno sbiancando e morendo.

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Per ridurre questa perdita, Koh Tao è stato uno dei primi siti in cui sono state introdotte strutture elettrificate.

Il loro funzionamento si basa sul principio per cui i coralli, se fissati a substrati elettrificati, crescono più velocemente e sono più resistenti.

Quindi ne vengono raccolti dei frammenti dal fondale.

Questi derivano dalla rottura delle ramificazioni di colonie vicine a causa di onde, pesci corallivori o altro.

In genere si cerca di evitare di scegliere i generi che, potendo prevalere facilmente sugli altri, potrebbero creare distese di coralli tutti uguali.

Vengono quindi legati alle strutture, che sono formate da tondini metallici elettrificati.

Conservazione della barriera corallina a Koh Tao: Struttura elettrificata, immagine scattata da New heaven Reef Conservation Program

Struttura elettrificata, immagine scattata da New heaven Reef Conservation Program

Col tempo i coralli crescono, ricoprendo del tutti i tondini e creando una nuova area di barriera.

PESCI E INVERTEBRATI

La barriera corallina non potrebbe esistere senza gli invertebrati ed i pesci.

In entrambi i casi, vengono selezionate le specie più indicative e vengono monitorate.

Conservazione della Barriera Corallina a Koh Tao, immagine scattata da New heaven Reef Conservation Program

Immagine scattata da New heaven Reef Conservation Program

Quali sono le specie più indicative?

Tutte quelle che modificano la loro distribuzione in relazione a specifici fattori ambientali.

Quindi sono presenti in un ambiente perché si verificano particolari condizioni. Si possono anche definire bioindicatori, perché ci forniscono indicazioni sull’ambiente in un determinato momento.

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Le specie ubiquitarie invece non sono prese in considerazione. Ubiquitario significa che sono presenti ovunque perché sono adattabili e non indicative di una determinata caratteristica ambientale.

Per effettuare i monitoraggi sono utilizzate varie tecniche.

La più classica è quella del transetto.

Un transetto è, in questo caso, una linea da seguire.

Viene adagiato sul fondale un lungo metro (di solito 100 metri). Si nuota quindi in immersione lungo la linea e si prende nota delle specie di interesse e della loro posizione.

Questa tecnica è utilizzata anche nel monitoraggio della composizione del fondale (corallo, sabbia, frammenti di corallo, ecc).

Inoltre, si svolgono immersioni di rimozione di specie di invertebrati corallivori che, in quantità troppo elevate, sono nocive per i coralli.

A Koh Tao, queste specie sono due: Drupella, e la “Corona di Spine”.

Drupella è un mollusco ricoperto da un’alga che gli conferisce un aspetto violaceo.

Vive in grandi gruppi sui rami o alla base della colonia di corallo e si nutrono dei polipi.

Lo sbiancamento del corallo può suggerire la loro presenza.

Conservazione della Barriera Corallina a Koh Tao: Drupella, immagine scattata da New heaven Reef Conservation Program

Drupella, immagine scattata da New heaven Reef Conservation Program

La “Corona di spine” invece fa parte del phylum degli echinodermi, come le stelle marine.

Conservazione della Barriera Corallina a Koh Tao: Crown of Thorne, immagine scattata da New heaven Reef Conservation Program

Corona di spine, immagine scattata da New heaven Reef Conservation Program

SQUALI E TARTARUGHE

I coralli attraggono pesci ed invertebrati che a loro volta richiamano predatori come squali e tartarughe.

Per questo il monitoraggio di queste specie è portato avanti di pari passo.

L’unico ostacolo è che non è così facile incontrarli.

Nel caso degli squali, si tiene conto del numero di individui, età (stimata), specie, posizione ed altre informazioni.

Gli individui di squalo balena per esempio, vengono identificati singolarmente, attraverso il riconoscimento dei pattern presenti ai lati del loro corpo.

Conservazione della Barriera Corallina a Koh Tao, immagine scattata da New heaven Reef Conservation Program

Immagine scattata da New heaven Reef Conservation Program

Anche per le tartarughe vengono raccolti gli stessi dati e si cerca di identificarle tramite caratteristiche o segni particolari sul carapace o le pinne.

Conservazione della Barriera Corallina a Koh Tao, immagine scattata da New heaven Reef Conservation Program

Immagine scattata da New heaven Reef Conservation Program

LE ANCORE DELLE IMBARCAZIONI

Per proteggere la barriera, è necessario modificare alcuni comportamenti potenzialmente distruttivi.

L’utilizzo delle ancore infatti, è una delle cose più devastanti.

Una volta gettate in acqua, possono essere trascinate per metri prima di trovare un ostacolo sufficientemente grosso per fermarle.

I problemi sono due:

  • se l’ostacolo è un corallo, si provoca il danneggiamento della colonia.
  • se l’ancora striscia per metri sui coralli, è in grado di raderne letteralmente al suolo estesissime porzioni.

Per risolvere questo problema, sono state create quelle che si definiscono “mooring lines”.

A partire da una base di cemento adagiata sul fondo sabbioso, attraverso un insieme di corde e boe, si crea un punto sicuro che può essere utilizzato da tutte le barche per ormeggiare senza gettare l’ancora.

LA SPAZZATURA

La spazzatura è un problema sempre più attuale, dal momento che la sua quantità aumenta costantemente.

Tutti i rifiuti derivano dalle navi e e dalla terraferma, trasportati dai fiumi in mare.

Conservazione della Barriera Corallina a Koh Tao, immagine scattata da New heaven Reef Conservation Program

Immagine scattata da New heaven Reef Conservation Program

Soprattutto si tratta di plastica, ma sono comuni reti da pesca, copertoni di auto, bottiglie di vetro, scarpe, tessuti ed altro.

In una delle più piccole baie di Koh Tao, è stato possibile raccogliere in appena due ore ben 68 kg di rifiuti!

Conservazione della Barriera Corallina a Koh Tao, immagine scattata da New heaven Reef Conservation Program

Immagine scattata da New heaven Reef Conservation Program

Una volta raccolti, questi vengono smistati per tipo e gettati negli appositi spazi.

CONCLUSIONE

Per concludere, la conservazione è un ambito molto ampio che include diversi aspetti.

Tutte le attività sono solitamente organizzate e condotte da biologi, naturalisti o esperti che, con l’aiuto di persone che partecipano ai programmi di conservazione, turisti ed alle popolazioni locali, riescono a portare avanti nel tempo i progetti.

La conservazione quindi non è solo un lavoro per poche persone, ma molto di più: anche solo una giornata passata a prendere parte a questi progetti durante una vacanza, può fare la differenza. Per l’ambiente, le attività locali e noi stessi, arricchendo il nostro bagaglio culturale.

Per questo, per il successo di questi progetti ognuno di noi è fondamentale, perché senza l’interesse delle persone, gli sforzi di pochi non sarebbero sufficienti.