Le foreste di mangrovie, grazie alle loro particolarità, hanno sempre più importanza nell’ambito della conservazione degli ambienti e della biodiversità.
Sono infatti utilizzate per la mitigazione degli effetti del cambiamento climatico, e per questo meritano un’approfondimento.
COSA SONO LE MANGROVIE?
La mangrovia è una pianta arborea diffusa a latitudini sub tropicali.
Si trova lungo le coste e gli sbocchi dei fiumi.
È in grado di tollerare acqua ad elevata salinità o salmastra, correnti, venti e terreni fangosi ed anaerobici, cioè con poco ricambio di ossigeno.
Ne esistono diverse varietà, come la mangrovia rossa e nera. In generale però, appartengono ai generi Avicennia, Rhizophora e Sonneratia.
Come tutti gli alberi, presentano chioma, fusto e radici.
Tuttavia le radici sono molto particolari.
Si sviluppano dal fusto e crescono in profondità, ancorando la pianta al substrato ed assorbendo l’acqua ed i nutrienti di cui necessita.
Questo tipo di terreno è ricco di sedimenti, materia organica e povero di ossigeno.
Perciò le mangrovie hanno sviluppato anche gli pneumatofori, radici aeree che si sviluppano in verticale, a contatto diretto con l’aria. Questi sono in grado si assorbire l’ossigeno atmosferico, permettendo alla pianta di sopravvivere in terreni anossici.
In ogni caso, anche le radici di ancoraggio presentano delle porzioni esposte all’aria.
Proprio per questa loro caratteristica, spesso le foreste di mangrovie sembrano sospese sull’acqua.
Un altro problema che devono risolvere, è che l’acqua che assorbono tramite le radici è salmastra.
Infatti, le piante per crescere hanno bisogno di acqua dolce.
Le mangrovie hanno risolto questo problema utilizzando tre strategie, in base alla varietà:
- il sale viene convogliato in un’unica foglia più vecchia. Questa ingiallisce e cade, liberando la pianta dall’eccesso di sali. In alternativa, l’accumulo può verificarsi anche nel tronco;
- le foglie sono dotate di speciali ghiandole per espellere i sali;
- riducono il consumo di acqua quando la salinità dell’ambiente esterno aumenta.
Infine, anche la loro riproduzione è unica.
Le mangrovie sono vivipare. Questo significa che i semi germinano nel frutto, quando questo è ancora attaccato alla pianta madre.
Da questa poi, il propagulo si stacca e galleggia trasportato dalla corrente. Una volta trovato un substrato adatto, si ancora e inizia a crescere.
Grazie a questa modalità di riproduzione, le mangrovie si disperdono in aree anche geograficamente molto lontane tra loro.
MITIGATRICI DEGLI EFFETTI DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO
Queste piante creano delle fitte foreste, considerate dei veri e propri ecosistemi.
Per questo, sono in grado di assorbire grandi quantità di CO2 atmosferica. Esattamente come le altre foreste e le barriere coralline.
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Inoltre, l’acqua ricca di sedimenti proveniente da fiumi o dalle coste, scorre attraverso le radici che fungono da maglie di una rete.
In questo modo, i detriti come sabbia e fango si depositano. A tutto ciò si somma la materia organica proveniente dalla pianta stessa, come le foglie morte.
Da qui deriva la loro attività di protezione delle coste dal fenomeno dell’erosione.
Infatti, grazie all’accumulo di detriti, le mangrovie favoriscono la formazione di nuove porzioni di costa, che prima non esistevano.
Grazie all’intricata rete di radici, compattano il suolo e ne rallentano il passaggio dell’acqua.
Nello scenario attuale di cambiamento climatico, uno dei problemi principali è che le aree costiere e le piccole isole vengono sempre più erose, a causa dell’aumento del livello del mare.
In Bangladesh, molti contadini sono stati costretti ad abbandonare i loro villaggi, in quanto le loro case e le risaie dove lavoravano sono state sommerse.
Alle Maldive, le isole più piccole si stanno riducendo sempre di più.
Per questo, ad oggi, esistono programmi appositi per piantare mangrovie proprio in queste zone a rischio.
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LE MANGROVIE E LA BIODIVERSITÀ
Le foreste di mangrovie sono considerate anche degli hot spot della biodiversità in quanto sono delle vere e proprie nurseries.
Grazie all’ambiente protetto e riparato infatti, in queste aree trovano rifugio una grande quantità di fauna bentonica, cioè associata al fondale. Ne fanno parte diversi invertebrati tra cui alcuni crostacei.
Essendo un habitat ricco di plankton e zooplankton, è anche utilizzato da molti pesci. Qui le forme giovanili crescono e, una volta raggiunte le dimensioni ottimali, migrano nel loro habitat definitivo.
Come molti altri ambienti naturali, oggi le foreste di mangrovie sono minacciate.
Spesso vengono distrutte a causa del disboscamento o per la pesca eccessiva. Altre volte invece, deperiscono perché l’acqua che le bagna è inquinata o ricca di metalli pesanti.
Per questo sono stati avviati vasti programmi di conservazione di questo ecosistema.
In Colombia per esempio, la foresta di Cispatá a Córdoba, è già stata dichiarata area protetta.
LE MANGROVIE PRESERVANO L’EQUILIBRIO TRA GLI ECOSISTEMI
Le mangrovie sono l’ecosistema intermedio tra quello terrestre e acquatico.
Perciò ha anche importanti funzioni nella regolazione del flusso dei nutrienti.
Infatti, il terreno è ricco di elementi come fosforo, potassio, azoto, magnesio ed altri minerali. Tramite le precipitazioni ed i fiumi, tutte queste sostanze vengono convogliate verso il mare. Se non ci fosse una barriera, queste si disperderebbero direttamente nell’oceano. Le mangrovie quindi, essendo un ecosistema di transizione, sono in grado di assorbirli ed intrappolarli.
Ma questo pone un secondo problema.
Infatti, ancora prima dell’oceano aperto, ci sono le barriere coralline che necessitano di nutrimento. Ma se viene trattenuto dalle mangrovie, cosa resta per gli organismi che la popolano?
Molto poco.
Per questo motivo le barriere sono ricche di organismi, come le spugne, che hanno una grandissima capacità di assorbimento delle anche più minime quantità di elementi nutritivi.
Così, la maggior parte dei minerali è riutilizzata e niente viene sprecato.
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