Il cambiamento climatico è un fenomeno recente ma che ha un forte impatto sulle vite di ognuno di noi. Oggi questo argomento è nominato così tante volte, che siamo quasi abituati a sentirne parlare e rischiamo di non porre più attenzione a che cosa sia realmente.

Perciò, in questo articolo, vi spiego i concetti più importanti da tenere a mente quando si parla di questo tema.

Per prima cosa, è necessario capire quali sono gli elementi coinvolti nei cambiamenti climatici.

COS’È L’ATMOSFERA?

La vita sulla Terra si è potuta sviluppare grazie all’atmosfera.

È una barriera gassosa spessa circa 480 km e protegge il nostro pianeta dalle condizioni avverse dello spazio. Permette inoltre il mantenimento di livelli di ossigeno e temperatura ottimali per lo sviluppo della vita.

È divisa in cinque strati. A partire dal suolo troviamo:

  • TROPOSFERA: spessa tra i 10 e 20 km. È più calda in prossimità del suolo mentre salendo si raffredda progressivamente. In questo strato troviamo la maggior parte del vapore acqueo e della polvere. A questo livello originano i venti e le nuvole;
  • STRATOSFERA: spessa circa 50 km. La temperatura aumenta a causa della maggiore percentuale di ozono. Il vapore acqueo è scarso, tuttavia sono ancora presenti nuvole;
  • MESOSFERA: spessa fino a 80 km. È più fredda della stratosfera ed i gas sono più rarefatti. A questo livello si trovano le stelle cadenti, piccoli frammenti di meteoriti che bruciano;
  • TERMOSFERA: spessa circa 500km. La temperatura cresce gradualmente. A questo livello si sviluppano le aurore polari;
  • ESOSFERA: è lo strato più esterno che si perde nello spazio.

I cinque strati sono separati tra di loro da “pause”:

  • tropopausa;
  • stratopausa;
  • mesopausa;
  • termopausa.

DA COSA È COMPOSTA L’ARIA?

L’aria è una miscela di gas.

È composta per la maggior parte da azoto (78%) e ossigeno (21%), argon, anidride carbonica ed altri gas (elio, ozono, metano, krypton, ecc.) in tracce.

COSA SONO I GAS SERRA?

I gas serra più comunemente conosciuti sono l’anidride carbonica (CO2), il metano (CH4), protossido di azoto (N2O) ed i clorofluorocarburi (CFC).

Si definiscono “serra” perché sono i responsabili dell’effetto serra.

COS’È L’EFFETTO SERRA?

Quando i raggi solari penetrano attraverso l’atmosfera, vengono in parte assorbiti dalla superficie terrestre, ed in parte nuovamente riflessi sotto forma di radiazioni infrarosse.

Parte di queste radiazioni riflesse però vengono “intrappolate” dai gas serra e nuovamente deviate sulla superficie terrestre.

In tal modo la temperatura sulla Terra si mantiene ottimale per lo sviluppo della vita.

IL CAMBIAMENTO CLIMATICO

La Terra, nel corso delle ere geologiche, ha più volte subito cambiamenti del clima.

Si sono verificate molte glaciazioni e desertificazioni. Per esempio, durante il Pleistocene, circa 2,5 milioni di anni fa, alcune aree del deserto del Sahara ospitavano laghi e praterie. Oggi invece sono ricoperte da dune di sabbia.

Il Cambiamento Climatico in Parole Semplici

Anche la composizione dell’aria è cambiata nel tempo. Durante il Carbonifero (circa 300 milioni di anni fa), la concentrazione di ossigeno atmosferico era maggiore e gli insetti più grandi. Esistono infatti fossili di libellule giganti.

Il Cambiamento Climatico in Parole Semplici: gli insetti giganti del Carbonifero

Perciò il cambiamento climatico, di per sé, non è un evento nuovo o catastrofico.

Quindi perché questo cambiamento oggi è un problema?

Perché gli eventi sopra citati, si sono verificati nel corso di intere ere geologiche. E sono sempre accaduti per cause naturali.

Quello a cui stiamo assistendo ora invece, è un fenomeno iniziato meno di un secolo fa e dovuto soltanto alle attività umane.

Con l’avvento della rivoluzione industriale infatti, tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’800, le immissioni gas serra hanno iniziato ad aumentare. Solo a partire dalla metà del ‘900 però, se ne è registrato un picco, fino a raggiungere i valori che conosciamo oggi.

Tuttavia, la natura è dotata di straordinaria resilienza.

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Come è possibile quindi che non sia stata in grado di adattarsi?

In generale, l’equilibrio tra gas serra e clima è sempre stato mantenuto dalle foreste e dalle barriere coralline.

In entrambi i casi, la CO2 viene assorbita e trasformata in materia organica.

Le foglie degli alberi, i tronchi e gli scheletri dei coralli, sono composti da carbonio ricavato dall’anidride carbonica atmosferica. Per questo, sono anche definiti bioaccumulatori.

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Non a caso la foresta pluviale, in particole quella Amazzonica, è definita il “polmone verde” del mondo.

Dall’altra parte, da qualche decennio, assistiamo alla diffusione della globalizzazione e del consumismo. La nostra richiesta di beni, va ben oltre quella che è la nostra effettiva necessità.

Per stare dietro a questa enorme domanda, e per massimizzare i profitti, i ritmi produttivi sono aumentati e gli spazi sono diventati insufficienti.

Per questo, è iniziato un processo di deforestazione per costruire fabbriche, allevamenti intensivi e coltivazioni.

In Asia ed Africa, intere aree di foresta pluviale sono state abbattute per fare spazio alle piantagioni di palma da olio e cacao.

La correlazione tra le coltivazioni intensive ed il cambiamento climatico

Infine, con lo sviluppo urbanistico, intere aree sono state disboscate e ricoperte di asfalto.

Senza gli alberi in grado di assorbire la CO2 in eccesso, questa ha iniziato ad accumularsi.

Di conseguenza la temperatura globale, atmosferica e dei mari, è aumentata. Ne è conseguito lo sbiancamento delle barriere coralline.

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Ma come detto prima, anche i coralli hanno un importante ruolo nell’assorbimento della CO2 atmosferica.

È utilizzata infatti per accrescere lo scheletro delle colonie. Morendo, anche la loro capacità di assorbire anidride carbonica si azzera.

Questa reazione a catena, si traduce nell’aumento della violenza degli uragani, il cambiamento dell’alternarsi delle stagioni, l’ulteriore desertificazione di aree un tempo rigogliose e lo scioglimento dei ghiacci. Tutti questi eventi provocano danni alla biodiversità, ma anche alla vita stessa delle persone.

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L’innalzamento del livello del mare per esempio, sta portando all’inondazione di intere aree costiere.

In Italia, Venezia è la città più soggetta a questo tipo di rischio. Proprio all’inizio del 2020, a causa delle forti piogge, è stata allagata di parecchi metri. Un aumento anche minimo del livello del mare potrebbe sommergerne intere porzioni.

Questo problema è presente anche in altre aree come le Maldive ed il Bangladesh.

Molte isole infatti, stanno diventando più piccole a causa dell’innalzamento dei mari. Per questo è necessario intervenire con programmi di inserimento di mangrovie lungo i margini. Queste piante, con le loro radici, sono infatti in grado di rallentare il fenomeno dell’erosione delle coste.

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In Bangladesh invece, intere comunità di coltivatori di riso sono già stati costretti ad abbandonare le loro case. Il mare infatti le ha sommerse insieme ai campi.

 

COSA POSSIAMO FARE PER RALLENTARE IL CAMBIAMENTO CLIMATICO?

Le cause principali di immissioni sono:

  • allevamento intensivo;
  • attività industriali;
  • trasporti.

Esistono moltissimi modi per ridurle, anche nel nostro piccolo.

Per esempio preferire la bicicletta o i mezzi pubblici, non sprecare energia, riciclare, limitare il consumo di carne e la lista va avanti.

Ma il punto è che questi sforzi non sono sufficienti se non si supera l’ostacolo più grande.

Cioè che i cambiamenti climatici vengano considerati solo una moda passeggera.

Di seguito è riportato un grafico estratto da Google Trends.

Inserendo un termine di ricerca, la piattaforma mostra il grafico dell’interesse relativo a tale argomento.

L’interesse è calcolato in base al numero di volte che sono state cercate le parole in questione, in questo caso “cambiamento climatico”.

Come l'interesse verso il cambiamento climatico sia diventata solo una moda passeggera

Il grafico riguarda l’interesse rilevato in Italia, negli ultimi dodici mesi, da luglio 2019 a giugno 2020.

La curva è mediamente piatta, tranne per un picco in corrispondenza degli ultimi giorni di settembre 2019.

Combacia con i “Fridays for future”. In quel periodo infatti, di venerdì, si sono verificate delle manifestazioni a favore dell’ambiente.

Il problema è che, a partire dai giorni successivi, l’interesse della gente è tornato a livelli minimi.

Come se non fosse successo niente.

Da questo si deduce che, l’interesse generale non è diffuso ma semplicemente aumenta o diminuisce in relazione a fattori esterni.

Purtroppo però, finché continuerà ad essere così, il problema non si risolverà.

Per cercare di rimediare veramente, bisognerebbe tenere in considerazione questo aspetto in ogni scelta che facciamo, non solo quando va di moda.

FONTI ED APPROFONDIMENTI