Spesso i termini biodegradabile e compostabile sono considerati come sinonimi, ma in realtà hanno un significato diverso.

Quindi vediamo meglio in che cosa si differenziano.

Conoscere la differenza infatti è importante per capire come smaltire adeguatamente un determinato rifiuto, evitando di inquinare ulteriormente l’ambiente.

IL SIGNIFICATO DI BIODEGRADABILE

Da definizione dell’Enciclopedia Treccani, biodegradabile significa:

“Nel linguaggio chimico e commerciale, sostanza o prodotto che può subire la degradazione biologica o biodegradazione.”

La degradazione biologica o biodegradazione non è nient’altro che il naturale processo di decomposizione, operato da batteri e funghi presenti nell’ambiente.

Questi microrganismi infatti producono enzimi in grado di digerire e scomporre la sostanza organica in componenti più semplici, come il carbonio, che non sono inquinanti e che, al contrario, vengono da loro utilizzati come fonte di nutrimento.

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IL SIGNIFICATO DI COMPOSTABILE

IL SIGNIFICATO DI COMPOSTABILE

Da definizione dell’Enciclopedia Treccani, compostabile significa:

“Che può essere sottoposto a compostaggio.”

Dove in compostaggio è un processo di fermentazione di scarti urbani, foglie, fanghi derivati dalla depurazione delle acque ed altro, che vengono raccolti e sottoposti a fermentazione ad opera di batteri.

Questo processo consiste nel riunire tutti gli scarti e lasciarli fermentare fino a che la loro temperatura non si innalza, per opera dei batteri, e si innesca una fermentazione secondaria.

Questo processo è detto anche di fermentazione aerobica, in quanto avviene in presenza di aria.

Dopo giorni o settimane, dipende dalla natura e quantità degli scarti, si ottiene così una sostanza simile al terriccio, bruna e ricca di nutrienti che viene detta compost o humus.

Questo prodotto finale è quindi utilizzato per fertilizzare la terra in campo agricolo.

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BIODEGRADABILE VS COMPOSTABILE: LE DIFFERENZE

BIODEGRADABILE VS COMPOSTABILE: LE DIFFERENZE

Ora che è più chiaro cosa significa biodegradabile e compostabile, è più facile comprenderne le differenze.

Nonostante in entrambi i casi siano coinvolti dei batteri, nel primo caso avviene degradazione, mentre nel secondo  fermentazione.

Inoltre, il tempo di degradazione e trasformazione è una discriminante importante.

Infatti un materiale biodegrabile non è detto che sia anche compostabile.

Al contrario, un oggetto compostabile è sempre biodegradabile.

Per legge infatti, si definisce biodegradabile tutto ciò che nell’ambiente si dissolve del 90% entro 6 mesi.

Mentre è compostabile se si decompone per il 90% entro 3 mesi.

Per esempio, pensa ad un indumento in cotone.

È biodegradabile ma non compostabile, in quanto ha tempi di degradazione molto lunghi e non è adatto alla produzione di humus.

La buccia di una banana invece è sia compostabile che biodegradabile, perchè si degrada in tempi brevi e si trasforma in humus.

Quindi per intenderci, sono compostabili e biodegradabili tutti gli scarti come sfalci di potatura, la frazione umida della raccolta differenziata ed i fanghi di depurazione delle acque.

Mentre sono biodegradabili ma non compostabili, materiali organici come cotone, gomma, legno che sono sempre naturali ma presentano tempi di degradazione più lunghi.

CONCLUSIONI

Biodegradabile e compostabile sono due concetti simili ma non uguali.

La biodegradazione infatti consiste nella decomposizione di un materiale in tempi più lunghi, ad opera di funghi e batteri.

Il compostaggio invece è un processo più veloce e si basa sulla trasformazione della materia organica in humus, tramite fermentazione aerobica.

Quindi ciò che fa la differenza non è soltanto il processo chimico che subiscono ma anche il tempo che ci impiegano per trasformarsi in materia organica più semplice.

E tu, conoscevi queste differenze?

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